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Il Museo dell´automobile “Bonfanti-Vimar”, che in questi mesi presenta la prestigiosa rassegna “Galleria del Motorismo, Mobilità ed Ingegno Veneto – Giannino Marzotto” resterà chiuso fino al al 4 gennaio 2013, ma esporrà al Caffè Excelsior di viale Venezia una replica della prima auto italiana. La storia di questa vettura è molto particolare.

Nel 1882, il prof. Enrico Bernardi, veronese e titolare della cattedra di meccanica all´università di Padova, brevetta il primo motore a scoppio funzionante a benzina del mondo, due mesi prima di Benz ed un anno e mezzo prima di Daimler. Si tratta di un monocilindrico di 122 cc. poi aumentato a 258. Un po´ in ritardo rispetto a quest´ultimi, realizza nel 1894 la prima automobile italiana.

È una tre ruote, con il motore posteriore monocilindrico di 464 cc. e con potenza di tre cavalli. Dispone di tre marce e di sterzo corretto, secondo un brevetto depositato. Insomma un piccolo gioiello meccanico per l´epoca, in grado di trasportare due persone alla velocità massima di 35 km/ora. La vetturetta suscita molto interesse ed un gruppo di finanziatori patavini, in primis i conti Francesco Giusti del Giardino e Giacomo Miari i quali sono anche ingegneri e raccolgono una cordata che costituisce il 4 agosto del 1896 a Padova la “Miari, Giusti & C. – motore Bernardi” diventata poi “Società Italiana Bernardi” attiva sino al giugno 1901. In questo periodo vengono costruite circa 100 vetture a tre ruote con motore di 624 cc. e 3,5 cavalli e 50 del successivo modello a quattro ruote, risultando così la prima vera fabbrica di automobili italiana.

Sono sopravvissute cinque vetture a tre ruote cui si aggiungono due copie didattiche: la prima si trova al Museo della Scienza e Tecnica di Chicago, la seconda è stata realizzata dalla Fondazione Museo dell´automobile “Bonfanti-Vimar con la collaborazione dell´Automobile club Verona.

La sua costruzione è stata eseguita da eccezionali artigiani che gravitano attorno al museo bassanese. Telaio e scocca sono opera dei F.lli Chiminello, abili restauratori di carrozze, la parte meccanica da Gilberto Franzoso e Antonio Berto (insegnante nei corsi per restauratori, Valter Zen e dai F.lli Mezzalira per la ricerca di particolari originali dell´epoca; dal tappezziere Renato Cicia e dalla ditta Bernardo Finco che ha realizzato la speciale pelle antichizzata. I lavori sono stati eseguiti sotto la direzione tecnica del Museo.

Un lavoro eccezionale che ancora una volta dimostra la capacità degli artigiani veneti, che hanno creato una copia didattica che ora gli appassionati potranno vedere fino al 4 gennaio in città.
© il giornale di Vicenza 

 

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